La crisi nelle Marche: nel 2015 19 milioni di ore di CIG, più di 16.000 lavoratori a zero ore, per i lavoratori quasi 75 milioni di reddito persi in solo 7 mesi

 CGIL Marche      IRES Marche  La crisi nelle Marche: nel 2015 19 milioni di ore di CIG, più di 16.000 lavoratori a zero ore, per i lavoratori quasi 75 milioni di reddito persi in solo 7 mesi  “Il volume delle ore di cassa integrazione guadagni nei primi sette mesi del 2015 nelle Marche conferma l’assenza di attività produttiva a zero per oltre 16.000 lavoratrici  e lavoratori, posizioni lavorative che vedono il futuro sempre più incerto ed il pericolo reale di perdere definitivamente, anche a fronte di un restringimento da parte del Governo degli ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro, il proprio lavoro e il sostentamento per le loro famiglie”. E’ quanto sostiene Giuseppe Santarelli, segretario regionale Cgil, a commento dei dati della Cig di luglio 2015. E cioè: sono oltre 19,5 milioni le ore complessivamente utilizzate nei primi sette mesi del 2015, con oltre 32.000 lavoratori coinvolti nella nostra regione.  E’ il quadro che emerge dai dati resi noti ed elaborati dall’IRES Marche sulla base di uno studio della Cgil nazionale (fonte INPS).  Pur confermandosi la tendenza alla riduzione delle ore richieste e autorizzate rispetto allo stesso periodo del 2014, con un calo del 27% complessivo, si sottolinea come questa riduzione sia concentrata sopratutto sulla cassa integrazione straordinaria (-39,54%) e quella in deroga (-26,76%) e non sia per nulla rilevante sulla cassa ordinaria che rimane sostanzialmente invariata rispetto l’anno precedente.  Dunque, continua la crisi e continua a calare il reddito per migliaia di lavoratori marchigiani in cassa integrazione. In questi primi sette mesi del 2015, quelli parzialmente tutelati dalla CIG hanno perso quasi 75 milioni di euro al netto delle tasse mentre ogni lavoratore che è stato a zero ore (cioè non ha mai lavorato) ha già sopportato una riduzione del salario individuale al netto delle tasse di circa 4.600 euro.  “Qualche flebile segnale di miglioramento non può essere venduto come la fine della crisi – dichiara  Santarelli-,  in considerazione anche del fatto che ormai molti lavoratori sono fuori o stanno per uscire da tutte le coperture di welfare disponibili, poiché hanno completato i periodi previsti dalla normativa e subiranno nei prossimi mesi gli effetti nefasti degli irresponsabili tagli imposti dal governo alle misure di ammortizzazione sociale in costanza di rapporto di lavoro”.  Si sta assottigliando la base produttiva e il dato sull’andamento della disoccupazione è indicativo di una situazione sempre più drammatica, sopratutto sul versante dei giovani disoccupati under 24 che nelle Marche sono al 36,4%.  Il rapporto dell’Ires Cgil Marche mette inoltre in evidenza che, nella nostra regione, le aziende  che nel 2015 hanno fatto ricorso alla CIGS sono 187 con una riduzione dell’11,37% rispetto alle 211 del 2014. In riduzione, i ricorsi per crisi aziendale -58%, con 50 decreti che rappresentano il 26,73% del totale delle crisi. Aumentano sensibilmente le causali di crisi per fallimento e del 21,5% gli accordi per contratti di solidarietà. Si dimezzano invece gli interventi di CIGS per ristrutturazione aziendale.  Circa la metà delle CIGS riguardano la provincia di Ancona (71 aziende), poi segue Macerata con 44, Pesaro Urbino con 42, Fermo con 20 e Ascoli Piceno con 10.   “Il lavoro continua ad essere la prima emergenza ma così non sembrerebbe leggendo le cronache marchigiane – dichiara Santarelli –; non servono leggi sul lavoro, che, tra l’altro, non stanno producendo nessun posto di lavoro aggiuntivo ma solo regali per le imprese, bensì progetti industriali e interventi strutturali e infrastrutturali finalizzati ad investimenti produttivi. Deprimendo ancora i redditi da lavoro e le pensioni, la situazione anche nella nostra regione non potrà che peggiorare. Cosa faremo, nelle Marche, tra qualche mese senza più la cassa in deroga, che ha sostenuto in questi anni migliaia di lavoratori e piccole imprese?  Crediamo che il governo e i rappresentanti regionali delle forze politiche che sostengono l’esecutivo dovrebbero iniziare a dare una risposta. “ 
 

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