Pietro Gasperoni, il ricordo di Gianni Venturi

A pochi giorni dalla sua scomparsa, riceviamo e condividiamo volentieri il ricordo di Pietro Gasperoni dalle parole e le righe di Gianni Venturi, già segretario CGIL Marche.

Con Piero ci siamo conosciuti nel 1985. Ci siamo incontrati per la prima volta nell’allora sede del PCI di Fano che affacciava su Viale Gramsci.

Venivamo da mesi a dir poco complicati. Il 14 febbraio del 1984 il Governo aveva disposto per decreto il taglio della scala mobile. Il PCI aveva ingaggiato una durissima battaglia parlamentare e al momento della conversione in legge del decreto, aveva deciso per il referendum abrogativo. La Cgil era profondamente e drammaticamente lacerata nelle sue componenti storiche tra scioperi e manifestazioni di massa.

Quella sera del 1985, io e Piero, chiudevamo la campagna referendaria in due diverse piazze e decidemmo di ritrovarci a cena appena conclusi i comizi. Sono cominciati così 40 anni di impegno, passione, amicizia non comuni.

Di Piero comunista, sindacalista, Parlamentare della Repubblica ci sarà occasione di parlare e riflettere più avanti, qui voglio salutarlo con un ricordo personale. Quando nel 1996 Piero venne eletto in Parlamento, per evidenti ragioni, non ci si vedeva tutti i giorni come quando per anni siamo stati insieme in Segreteria Regionale della Cgil Marche di cui lui era Segretario Generale.

Così succedeva spesso che la domenica mattina si partiva e si andava ad Uffogliano, nella casa dei genitori. Tra l’altro proprio qui in quelle interminabili discussioni delle domeniche pomeriggio, prese corpo l’idea di concentrare il lavoro parlamentare sul disegno di legge sulla rappresentanza sindacale e la democrazia nei luoghi di lavoro. Ad attenderci, in quella casa c’era un camino sempre acceso, una donna minuta vestita di nero a cui gli anni e la malattia avevano tolto il dono della parola, ma non certo la capacità di comunicare.

Maria, la madre di Piero, ci salutava con un cenno, uno sguardo, mentre impastava uova e farina e preparava tagliatelle che di lì a poco sarebbero finite nel caldaio del camino in cui già dal mattino fumava l’acqua bollente. A fine pranzo Maria si sedeva su un divano e Piero si allungava appoggiando la testa sulle gambe della madre che con gesti lenti e ordinati accarezzava i capelli del figlio procurandogli momenti di estasi assoluta: un’immagine di indimenticabile dolcezza.

Se fossi un credente mi piacerebbe pensare che tutto è tornato al proprio posto o che magari un giorno io e Piero torneremo a sciare insieme sullo Schwarzhorn o ad “arrampicare” da La Thuile verso le cascate del Rutor. Ma come sostiene Massimo Cacciari “… una memoria che non sia vissuta, immaginativa, che sia solo ricordo, non serve e morire è un verbo e non un fatto”.

Il fatto che niente e nessuno potrà cancellare è il privilegio di aver conosciuto e vissuto Piero: compagno raro e prezioso, dolce e intransigente, disponibile, affidabile, speciale.
Ciao Piero, fai buon Viaggio!

Gianni Venturi