IL LAVORO E LA CRISI NELLE MARCHE QUADRO A TINTE FOSCHE CON OCCUPAZIONE IN CALO, DISOCCUPAZIONE AL 6,7%, CIG E LICENZIAMENTI A LIVELLI RECORD

CGIL Marche IL LAVORO E LA CRISI NELLE MARCHEQUADRO A TINTE FOSCHE CON OCCUPAZIONE IN CALO, DISOCCUPAZIONE AL 6,7%, CIG E LICENZIAMENTI A LIVELLI RECORD E’ un quadro a tinte fosche quello che emerge dai dati sul mercato del lavoro nelle Marche.Dati drammatici con l’occupazione che torna a scendere mentre la disoccupazione cresce raggiungendo livelli record, soprattutto per giovani e donne; il ricorso alla CIG è ancora a livelli altissimi e la precarietà è ormai la normale forma di ingresso nel mondo del lavoro.  1) OCCUPATI E DISOCCUPATI. Secondo l’Istat, il numero degli occupati nel terzo trimestre del 2011, complessivamente pari a 645mila unità tra dipendenti e autonomi, diminuisce pesantemente con 12mila lavoratori in meno rispetto al trimestre precedente (-1,8%) e oltre 4 mila lavoratori in meno rispetto allo stesso periodo del 2010 (-0,6%). Un dato particolarmente preoccupante per le sue dimensioni nonché per essere in controtendenza rispetto all’andamento nazionale (+0,7% rispetto al 2010) e a quello medio delle regioni del centro (+0,1%). Il maggiore calo si è registrato nell’industria manifatturiera con quasi 13mila occupati in meno rispetto allo stesso periodo del 2010 (-6,3%), in diminuzione sia gli autonomi che i dipendenti, tra i quali sono penalizzate soprattutto le donne. Il calo nelle altre regioni del Centro è nettamente più contenuto (-0,3%) tanto che la metà dei 31mila posti di lavoro persi nell’industria manifatturiera delle regioni centrali è costituita da posti persi nelle Marche.Nelle Marche scendono gli occupati anche nelle costruzioni, 12mila in meno (-22,7%), e nel commercio-turismo (-0,5%), solo parzialmente compensati dall’incremento degli addetti nel’agricoltura e negli altri servizi  (+14 mila occupati di cui 11mila donne). Il quadro è ulteriormente aggravato dal tasso di disoccupazione che torna a salire al 6,7% dal 5,8 del trimestre precedente e dal 5,6% dello stesso periodo del 2010. In crescita la disoccupazione maschile al 5,2%, e soprattutto quella femminile che raggiunge l’8,4%: il valore più alto degli ultimi 15 anni.Coloro che cercano lavoro raggiungono così la cifra record di 46mila persone (prevalentemente donne): in quattro anni, disoccupati e tasso di disoccupazione sono praticamente più raddoppiati (nel 2007 c’erano 19mila disoccupati con un tasso di disoccupazione del 2,7%). Particolarmente preoccupante il numero di coloro che cercano lavoro per la prima volta: 12mila persone, soprattutto giovani. Una cifra record mai registrata prima d’ora.Dati che sarebbero stati decisamente peggiori se molti lavoratori non avessero potuto beneficiare di ammortizzatori sociali.   2) CASSA INTEGRAZIONE GUADAGNI E MOBILITA’. Nel 2011 sono state richieste e autorizzate complessivamente 27,6 milioni di ore di cassa integrazione di cui 5,2 milioni di cassa ordinaria, 9,7 milioni di cassa straordinaria e 12,6 milioni di CIG in deroga.Ciò significa che nel 2011 nelle Marche, ci sono stati circa 20mila lavoratori in cassa integrazione, se si considera un ricorso alla CIG pari al 50% delle ore lavorabili (e il minor “tiraggio” della CIG in deroga). Se a questi numeri si aggiungono quelli dei 10mila lavoratori licenziati e collocati in mobilità a seguito di crisi aziendali, i 2/3 dei quali senza indennizzo, risulta evidente la drammaticità della crisi e l’urgenza di interventi per rilanciare la crescita e lo sviluppo.  Rispetto al 2010 il ricorso alla cassa integrazione diminuisce del 26,3%, ma ancora i livelli di CIG sono particolarmente elevati: oltre 4milioni di ore in più rispetto al 2009 (+18,9%) e più del quadruplo di quelle autorizzate nel 2008.Complessivamente sono state autorizzate 8,7 milioni le ore di CIG nella meccanica, 3,4 milioni nel calzaturiero, 3 milioni nel mobile, 1,8 milioni nell’abbigliamento, 1,7 milioni nella chimica-plastica e 1,4 nel commercio. Peraltro, il 2011 si è chiuso con il ricorso alla CIG in crescita: infatti, nelle Marche a dicembre sono stati richiesti 2,1 milioni di ore di CIG, di cui 489mila ore di CIG ordinaria, 897mila ore di CIG straordinaria e 682mila di CIG in deroga.Le ore autorizzate a dicembre sono cresciute del 7,6% rispetto al mese precedente e dello 0,7% rispetto allo stesso periodo de 2010. In crescita soprattutto le richieste di CIG ordinaria (abbigliamento, calzature, chimica-plastica, mobile) e straordinaria (meccanica, abbigliamento, calzature, carta), mentre si riduce il ricorso alla cassa in deroga.Diverse le tendenze nei vari territori: in forte crescita la CIG nelle province di Ancona, Ascoli Piceno e Fermo, in calo a Macerata e Pesaro Urbino.   3) AVVIAMENTI E PRECARIETA’. La crisi non si attenua mentre aumenta prepotentemente la precarietà che sostituisce progressivamente il lavoro stabile, come emerge dai dati  dell’Osservatorio Mercato del Lavoro della Regione elaborati dalla CGIL Marche relativi agli avviamenti al lavoro registrati nei primi nove mesi del 2011. Delle 220 mila assunzioni promosse o registrate dai Centri per l’Impiego nei primi 9 mesi dell’anno, solo il 9,3% è avvenuta con contratto a tempo indeterminato, dunque una su undici, mentre il 90,7% dei casi ha visto il ricorso a diverse tipologie contrattuali a vario titolo precarie: numeri che collocano le Marche tra le regioni con la maggiore incidenza di precarietà nelle assunzioni. Il contratto più “gettonato” è il contratto a termine (46,1% degli avviamenti) seguito dal contratto di lavoro a chiamata o intermittente che negli ultimi anni ha registrato il maggior incremento: i contratti a chiamata sono quasi raddoppiati negli ultimi due anni e quadruplicati negli ultimi tre e ormai interessano un’assunzione su sei (16,7% degli avviamenti).Forte crescita anche del ricorso al contratto di somministrazione (12,3% degli avviamenti), mentre si riduce ulteriormente anche la quota delle assunzioni con contratto di apprendistato (5,2% degli avviamenti) anche a causa dell’abuso di strumenti quali i tirocini formativi che troppo spesso mascherano vero e proprio lavoro non pagato.   CONCLUSIONI. I segnali del mercato del lavoro marchigiano sono tutt’altro che confortanti: si affermano sempre più le tipologie contrattuali più flessibili, discontinue e con meno tutele, mentre si assottiglia sempre più la platea dei lavoratori assunti con contratti stabili o con maggiori prospettive di stabilità come l’apprendistato.Ma troppa precarietà, oltre a penalizzare i lavoratori e le loro condizioni di vita, danneggia le imprese, ne abbassa la qualità dei prodotti e le rende meno competitive; dietro a troppa precarietà si nasconde una scarsa qualità del lavoro e delle produzioni. In Italia esistono 46 diverse modalità contrattuali per l’accesso al lavoro: un eccesso di flessibilità che non esiste in nessun altro Paese. Per questo, non è di licenziamenti facili che si deve parlare ma dell’urgenza di interventi a sostegno dell’occupazione. In particolare:  1.      è necessario ridurre drasticamente le 46 tipologie contrattuali e portarle a 5: il lavoro a tempo indeterminato, il contratto di inserimento o re-inserimento, un tipo di contratto a termine, il part time e l’apprendistato che deve diventare il vero contratto di ingresso al lavoro per i giovani.  2.      Occorre poi un piano di interventi urgenti per il 2012 a tutela di chi perde il lavoro ma è ancora lontano dalla pensione; al contempo è necessaria una riforma organica e strutturale degli ammortizzatori sociali che possa garantire continuità di reddito nei periodi di disoccupazione, anche ai giovani e precari che oggi per lo più ne sono privi.  3.      Servono poi misure per la crescita e il lavoro, puntando sul rilancio di produzione e sviluppo a cui collegare un piano straordinario per l’occupazione soprattutto giovanile.

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