FLC-CGIL MARCHE: INIZIA LA SCUOLA, TAGLI E PROBLEMI NELLE MARCHE

Manuela Carloni – Segretaria Regionale FLC-CGIL Marche    La situazione della scuola statale in Italia e nelle Marche dal prossimo 12 settembre? Una scuola a livello zero che rischia di scomparire a vantaggio delle scuole private se non si interverrà  al più presto con investimenti veri ed una nuova centralità del ruolo di tutto il personale della scuola. Per le Marche questi sono i numeri: 3424 posti di lavoro in meno in tre anni, di cui 2157 docenti e 1267 personale ATA, cioè collaboratori scolastici (- 940), amministrativi (-263) e tecnici di laboratorio (-86). Eppure gli alunni sono in costante crescita, più di 1000 in tre anni. Al netto dei 225 posti recuperati sulla scure iniziale di 2157 docenti, i posti tagliati sono sempre un numero impressionante, più di 1.930 docenti di cui più di 500 solo nel prossimo anno scolastico e 405 ATA per un totale di più di 900 addetti in meno. I settori più colpiti  nei tre anni risultano nell’ordine la scuola secondaria di secondo grado con 752 posti in meno, la scuola primaria con un taglio di 629 posti ed infine la scuola media con 505 posti tagliati. Nella scuola dell’infanzia i pochissimi posti in più assegnati non hanno potuto rispondere alla domanda di iscrizione dei circa 300 bambini cresciuti in 3 anni e, per non lasciarli a casa in lista d’attesa, l’Amministrazione ha scelto di istituire molte sezioni funzionanti solo al mattino, circa 140 in tutta la regione, con tutte le conseguenze che si possono facilmente immaginare proprio sulle lavoratrici madri che già negli ultimi anni hanno dovuto spesso lasciare il proprio posto di lavoro per la carenza di servizi all’infanzia. Quali le conseguenze nelle scuole di questo taglio epocale?  Principalmente una forte diminuzione delle discipline e delle classi (ad esempio, il taglio dei 192 insegnanti nella scuola secondaria ha costretto le amministrazioni ad istituire 20 classi in meno a fronte di un aumento di più di 500 alunni, nella provincia di Ascoli Piceno il 72% delle classi prime della scuola secondaria di secondo grado avrà più di 25 alunni per classe!), una costante riduzione del tempo scuola malgrado le richieste dei genitori vadano nel senso opposto, un aumento notevole del numero di alunni per classe, anche in presenza di uno, due o addirittura tre bambini disabili, con un problema spesso piuttosto grave rispetto alla sicurezza quando la scuola non dispone di aule in grado di contenere più di 25 alunni. I tagli mettono a rischio anche la garanzia delle materie curricolari, come ad esempio l’insegnamento della lingua inglese nella scuola primaria: molte scuole stanno denunciando la mancanza di insegnanti specialisti e l’impossibilità di insegnare l’inglese come da normativa per un’ora nelle classi prime, due ore nelle seconde e tre nelle terze, quarte e quinte. E’ indispensabile che la Gelmini autorizzi personale aggiuntivo in organico di fatto o i dirigenti scolastici saranno costretti a nominare supplenti per garantire il diritto allo studio dei loro alunni. Malgrado le rassicurazioni della Gelmini sul rispetto della scelta dei genitori e risultasse anche quest’anno una  forte crescita del tempo scuola lungo e del tempo pieno l’amministrazione non ha potuto soddisfare queste richieste. Così molti genitori che si erano visti accogliere la loro domanda in sede di iscrizione, hanno dovuto accontentarsi di 27 ore  invece di 30 o 40 ed in questi giorni sono stati convocati dai loro dirigenti scolastici che li informeranno sulla necessità di diminuire l’orario settimanale, anche per evitare un numero troppo elevato di docenti ed uno “spezzatino” dell’orario che è certamente negativo sulla qualità della didattica. A rimetterci saranno soprattutto gli alunni più deboli ed in difficoltà, come i bambini disabili, in costante crescita. Infatti, a fronte di un aumento di più di 900 alunni disabili in tre anni sono stati dati in deroga al tetto ministeriale appena 260 insegnanti specialisti di sostegno, e grazie soltanto alla sentenza della Corte Costituzionale che quei tetti ha dichiarato illegittimi. Se si considera infatti che il rapporto alunni/docente di sostegno previsto dalla legge come media di riferimento è di un insegnante ogni due alunni disabili e la nostra regione ha un rapporto di 2,24 calcoliamo una carenza di più di 300 posti, che diventano molti di più se si mette a confronto questo dato con quello di  molte regioni hanno un rapporto addirittura inferiore a 2. Infine, il taglio oramai quasi totale delle ore di contemporaneità nella scuola primaria renderà sempre più difficile l’inserimento dei bambini di cittadinanza non italiana e l’intervento individualizzato sui bambini con difficoltà. Non a caso le ASL negli ultimi due anni si sono viste aumentare notevolmente le richieste specialistiche per certificare i disturbi dell’apprendimento al fine di inoltrare richiesta agli uffici scolastici territoriali di personale docente specializzato. Altrettanto preoccupante si presenterà la situazione del personale ATA. La buona notizia è che, in un settore in cui la percentuale di precari è sempre stata altissima, avremo finalmente una maggiore stabilità: su 1057 posti disponibili in organico di diritto sono state predisposte 1034 assunzioni a tempo indeterminato, a copertura del 97,8% dei posti vacanti e disponibili. Certamente un bel risultato dopo la copertura di appena il 13% dello scorso anno, che per il personale docente si era attestato al 21,4%. La cattiva notizia è che il numero straordinario di posti tagliati, 1270 in 3 anni, di cui 944 solo di collaboratori scolastici, 263 amministrativi e 86 tecnici di laboratorio, porterà ad un forte peggioramento della qualità del servizio e delle condizioni di lavoro. Molte scuole non sapranno come tenere aperti i plessi, come coprire l’assistenza e la sorveglianza laddove le lezioni  si svolgono anche al pomeriggio, come nella scuola dell’infanzia e nel tempo pieno, non riusciranno a garantire il livello di pulizia che già a seguito dei tagli degli scorsi anni è stato spesso ottenuto grazie soltanto alla disponibilità del personale a prestare lavoro straordinario, disponibilità che però, nella situazione attuale, non sarà più sufficiente, anche in considerazione dei tanti lavoratori inidonei che la Moratti aveva trasformato in idonei e a tutti gli effetti e parte dell’organico di diritto delle scuole, ma che per problemi di salute non possono svolgere pienamente le mansioni del proprio profilo. Un tempo questi lavoratori potevano essere sostituiti, oggi non più e, ovviamente, anche per questo motivo l’organizzazione del lavoro diventa sempre più difficile. Inevitabilmente,  molte attività pomeridiane dovranno essere ridotte e l’assegnazione dei collaboratori scolastici ai plessi sarà un’operazione molto complessa. Alcune istituzioni scolastiche, soprattutto del primo ciclo, che hanno molti plessi di scuola infanzia, primaria e medie, ci hanno già segnalato l’impossibilità di garantire anche il minimo del servizio. Eppure le Marche sono una regione “virtuosa”, nella quale non si sarebbe dovuto tagliare nulla se si fosse considerato che da anni siamo sopra alla media nazionale per quanto riguarda il rapporto alunni per classe e per docente, alunni disabili e insegnanti di sostegno. Al dramma delle scuole in difficoltà si aggiungerà quello dei tanti lavoratori praticamente licenziati, dei tanti nuovi disoccupati, che stimiamo nella nostra Regione saranno circa 500 tra il personale ATA e 1000 tra i docenti. Unico aspetto positivo: le 1893 assunzioni a tempo indeterminato a copertura di quasi tutti i posti rimasti liberi, ottenute grazie alle lotte sindacali.  

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