Le Camere del Lavoro delle Marche:
Il Presidente di Confindustria Marche, Roberto Cardinali, afferma oggi sulla stampa regionale che “l’industria manifatturiera marchigiana continua il suo trend in ascesa, in controtendenza con la media nazionale”. Il tutto sulla base dell’indagine del Centro Studi di Confindustria Marche in collaborazione con Intesa Sanpaolo. Se va tutto così bene, come si spiegano i dati che riguardano i lavoratori?A partire dalle retribuzioni: quelle medie lorde annue percepite nelle Marche sono pari a 19.434 euro, valori ancora significativamente inferiori al valore medio delle regioni del Centro e soprattutto a quello medio nazionale. E’ come se i lavoratori delle Marche percepissero una mensilità e mezzo di retribuzione in meno della media nazionale. Un numero significativo di lavoratori percepisce una retribuzione inferiore a 15.000 euro e di questi, 126 mila percepiscono addirittura meno di 10.000€.Si prosegue con le assunzioni totali che registrano nelle Marche un aumento minore sia rispetto al Centro Italia sia all’Italia nel complesso. Sul totale delle nuove assunzioni, quelle a tempo indeterminato sono una quota molto ridotta (11,9%); la tipologia contrattuale maggiormente presente è il contratto a termine (36,7%), seguita dal contratto intermittente (17,4%). La quota di contratti a tempo indeterminato sul totale di quelli attivati è nettamente sotto la media del Paese. Il valore regionale è superiore alla media nazionale solo nelle attivazioni di contratti in somministrazione e risulta inoltre essere la prima in Italia per la più alta incidenza dei contratti intermittenti. Ultimo tassello del puzzle: Il ricorso agli ammortizzatori sociali. Che rimane al di sopra dei livelli pre-pandemia, con l’industria che registra un aumento del 53% delle ore autorizzate rispetto al 2018. Dichiara Rossella Marinucci, segretaria regionale Cgil Marche:“ Dato questo contesto, il Presidente Cardinali concorderà pienamente con noi che è arrivato il momento di dare una risposta concreta a lavoratori e lavoratrici che, con il loro lavoro e tanti sacrifici, hanno reso possibile la tenuta prima e la ripartenza dopo la pandemia del sistema produttivo marchigiano”. Una risposta concreta, incalza Marinucci, “che parta da un diffuso rilancio della contrattazione di secondo livello in tutte le aziende,ad oggi presente solo nel 5% delle imprese manifatturiere marchigiane, per fermare il tracollo dei salari e arginare un carovita vertiginoso, e da un convinto contrasto alla precarietà”. Insomma, conclude la segretaria regionale, “basta assunzioni intermittenti, in somministrazione, contratti a termine e part-time involontari. Basta tirocini e borse lavoro. E’ tempo che siano valorizzate le capacità e le competenze di tanti lavoratori. A partire dalle donne e dai giovani”.