Le Camere del Lavoro delle Marche:
SPI CGIL FNP CISL UILP UILSegreterie Regionali Marche Il 13 giugno alle ore 16 i sindacati dei Pensionati di CGIL, CISL e UIL insieme ai rispettivi Coordinamenti Donne presenteranno all’Assessore alla Sanità delle Marche, Almerino Mezzolani, 5.000 firme raccolte in tutta la Regione a sostegno dell’assunzione provvedimenti normativi e di programmazione regionale mirati alla prevenzione dell’osteoporosi e dell’osteopenia. L’osteoporosi è una malattia ad altissimo impatto umano e sociale che interessa particolarmente la fascia di età che va dai 59 ai 79 anni. È una patologia altamente invalidante che sfocia spesso nella non-autosufficienza e che ha costi umani ed economici molto pesanti: i dati ci dicono che la frattura di una persona ancora attiva costa alla collettività circa 40.000 euro e che la spesa per una protesi d’anca si aggira sui 10.000.La parte della popolazione più colpita è formata da donne e donne pensionate (circa l’80% dei soggetti) che rappresenta la quota della società con più alto disagio sociale, dal momento che gran parte di loro vive con pensioni al disotto dei 1.000 o dei 500 euro al mese, come risulta dall’ultima relazione annuale dell’INPS. Le Marche hanno uno dei tassi più alti a livello nazionale di popolazione anziana ed è necessario pertanto non solo registrare il positivo dato statistico, ma porsi il problema della qualità della vita.I cittadini che hanno sottoscritto la petizione, promossa dai coordinamenti donne del sindacato dei pensionati di CGIL, CISL e UIL, e tutti coloro che sono colpiti da questa patologia si aspettano che la Regione Marche si faccia carico del problema. Con la raccolta delle firme si chiede alla Regione Marche di affrontare concretamente questa patologia attivando: il monitoraggio della situazione con un registro regionale dell’osteoporosi e strutturando un osservatorio specifico; interventi a sostegno di coloro che si trovano in fase conclamata della malattia, specie se le loro condizioni economiche e sociali sono disagiate; impostando la prevenzione gratuita a partire dalla fasce d’età più a rischio e in ogni caso mettendo in campo delle politiche mirate alla prevenzione generale della popolazione.Oggi il nostro Paese spende ogni anno quasi sette miliardi di euro per questa patologia, posizionandosi al secondo posto in Europa ed è previsto che la spesa raddoppierà entro il 2.050: la prevenzione non rappresenta pertanto una spesa, ma un investimento per ridurre i costi economici e soprattutto un intervento per alleggerire i drammi grandi e piccoli causati da una malattia come questa.