Asili nido: nelle Marche pochi posti e tariffe alte. Il PNRR sia un’opportunità da sfruttare.

Nelle Marche solo a un bambino su quattro viene garantito il diritto di frequentare un asilo nido. Una situazione che rappresenta una vera e propria emergenza.

Secondo gli ultimi dati dell’Istat elaborati dalla CGIL, nelle Marche ci sono 29.447 bambini e bambine da 0 a 2 anni, a fronte dei quali i posti disponibili in asili nido, micro nidi o sezioni primavera, pubblici o privati sono 8.697.

Ciò significa che solo il 27,7%, ovvero poco più di un bambino su quattro, può usufruirne mentre ben 20.750 bambini e bambine sono esclusi dal circuito dei nidi.

Un dato peraltro notevolmente inferiore a quello dell’Umbria o della Toscana che fa delle Marche il fanalino di coda di tutte le altre regioni del Centro. Uno scenario preoccupante perché gli asili nido rappresentano una fondamentale occasione educativa e di socialità e  per questo che devono essere garantiti a tutti: asili nido come diritto dei bambini e delle bambine.

Ai dati sui nidi, si aggiungono 861 posti nei servizi integrativi per la prima infanzia (spazio gioco, servizio in contesto domiciliare, centro bambini genitori) che portano l’offerta complessiva a 9.558 posti (30,5% dei bambini con 0-2 anni), comunque assolutamente  insufficiente rispetto al potenziale bacino di utenza e ben al di sotto di quel 33% che l’Unione Europea si era data come obiettivo da raggiungere entro il 2010.

Il Governo ha posto il tema degli asili nido come prioritario destinando 4,6 miliardi di euro al Piano per asili nido, scuole dell’infanzia e servizi educativi per potenziare l’offerta di 260 mila posti in Italia: un’occasione da non perdere per potenziare la rete degli asili nido, per ridurre i costi a carico delle famiglie e favorire l’occupazione soprattutto femminile”, dichiarano Daniela Barbaresi, Segretaria generale CGIL Marche e Rossella Marinucci, Segretaria regionale, responsabile delle politiche di welfare.

“E’ stato emanato il bando per 3 miliardi di euro del PNRR, di cui 2,4 miliardi destinati al potenziamento dell’offerta di nidi, che rappresenta un’opportunità unica, da non sprecare. I Comuni hanno tempo fino al 28 febbraio per presentare i progetti. I tempi stringono e per questo chiediamo ai Comuni di conoscere al più presto come si stanno attivando per non perdere questa importante opportunità e alla Regione di svolgere un ruolo di coordinamento, supporto e monitoraggio delle azioni da intraprendere”.

Nelle Marche c’è un problema di posti inadeguati ma è delicata anche la situazione del costo dei nidi. Dopo la Basilicata, le Marche sono la regione con la più alta percentuale di compartecipazione ai costi richiesta agli utenti a livello nazionale, pari al 25,5% della spesa complessiva. Ciò è dovuto soprattutto ai bassi livelli di spesa media per utente a carico dei comuni: 4.658 euro per utente, ben al di sotto dei 6.380 euro medi a livello nazionale o dei 6.968 euro dell’Umbria e dei 5.448 euro della Toscana.

La quota pagata dalle famiglie per l’asilo nido è mediamente di 1.592 euro a bambino, sostanzialmente in linea con la media delle altre regioni del Centro, ma superiore alla media nazionale; e comunque, a causa del peggioramento delle condizioni economiche e lavorative delle famiglie, per molti le rette sono insostenibili e sempre più spesso condizionano la scelta di affidamento dei bambini ai nidi.

Complessivamente, nelle Marche, l’Istat ha censito 311 strutture, con il pubblico che garantisce 5.470 posti (pari al 62,9% del totale) e il privato 3.227 (37,1%). I nidi comunali sono in parte gestiti direttamente con personale assunto dai comuni in parte affidati a soggetti terzi. Nel tempo si è ridotto il peso dei nidi a gestione diretta mentre aumenta quella gestita da terzi con un’offerta che tende a orientarsi verso forme gestionali meno onerose per i comuni: nelle Marche in media, per un bambino iscritto, la spesa per i comuni passa da 6.034 euro nei nidi comunali a gestione diretta, a 4.192 euro per i nidi comunali gestiti da terzi, a 1.641 per nidi privati con riserva di posti fino ad arrivare a 923 euro nel caso di contributi erogati alle famiglie per la frequenza dei nidi (compresi voucher).


Si parla spesso impropriamente dei costi dei servizi, soprattutto quelli pubblici, mentre non si parla abbastanza del costo della loro mancanza: costi educativi, sociali, economici in termini di povertà educativa, dispersione scolastica, diseguaglianze, denatalità.

Tali servizi hanno una fondamentale funzione educativa e concorrono all’inclusione e al riequilibrio delle distanze socio-economiche. Si configurano come diritti dei bambini e delle bambine e per questo è fondamentale superare i divari nell’utilizzo e nell’accessibilità in base alle condizioni socio-economiche delle famiglie. Peraltro le famiglie in cui lavora un solo genitore hanno maggiori difficoltà ad accedere ai nidi pubblici per i criteri d’accesso applicati dai comuni e a quelli privati per l’onerosità delle rette, mentre le famiglie con due redditi, o con titoli di studio più alti, hanno maggiori probabilità di iscrivere i bambini al nido.

Il potenziamento dell’offerta di nidi crea opportunità di lavoro femminile di qualità e contribuisce a liberare il potenziale delle donne, rendendo l’educazione e il lavoro una questione pubblica, oggi lasciati sulle spalle delle famiglie e distribuiti in modo diseguale tra i generi.

Ancona, 9 febbraio 2022