Le Camere del Lavoro delle Marche:
FILCTEM CGIL FEMCA CISL UILTEC UILSegreterie regionali Marche Leggiamo, con un mix di stupore e irritazione, il comunicato stampa emesso ieri da Api Raffineria; ci troviamo, nostro malgrado, a dover osservare come, ancora una volta, l’azienda si esponga alla contraddizione fino a sfociare nel ridicolo.Constatiamo che le affermazioni fatte confermano ciò che da tempo viene ribadito con forza dalle organizzazioni sindacali.L’azienda si appella a lucidità e responsabilità: esattamente quella lucidità nell’affrontare l’emergenza che è stata chiesta ad un gruppo dirigente che ha invece agito dapprima con presunzione e supponenza e poi con provvedimenti raffazzonati e non strutturati, totalmente privi di programmazione. Sul tema della responsabilità, ci chiediamo se il management ha la consapevolezza di avere la responsabilità della vita e della salute delle persone di Raffineria perché, da quanto detto e dimostrato, sembra che questa consapevolezza sia del tutto inesistente.L’azienda, inoltre, in alcuni passaggi della sua nota, giungerebbe ai limiti della diffamazione: si insinua infatti che sia stata trattata come merce di scambio la sicurezza in relazione a presunte integrazioni salariali. Crediamo che qualunque persona di buon senso possa capire che tipo di offesa sia stata fatta ai rappresentanti sindacali e ai lavoratori stessi che ogni giorno entrano nel sito industriale.Resta l’avvilente considerazione che la stragrande maggioranza delle imprese in Italia e nel mondo ha cercato, in molti modi, di far sentire la propria solidarietà e vicinanza in un momento unico della nostra storia mentre (il)la nostra Bandiera sventola in direzione contraria dimostrando distacco e interesse prioritario alle istanze economiche aziendali.La parola sicurezza, generosamente sbandierata, ha un effetto scenografico se inserita in un comunicato stampa ma andrebbe usata con cognizione di causa e correttezza. Nella nota stampa dell’azienda, si parla di messa in sicurezza dell’operatività della Raffineria, quindi della possibilità che gli impianti tornino a essere produttivi in tempi brevi, si parla di condizioni economiche e del 2013. Una discreta miscela che ha, in comune, due cose: gli interessi economici dell’azienda e la condizione di difficoltà dei lavoratori considerando che, a partire dal 2013 per cinque lunghi anni i lavoratori stessi hanno avuto regime di cassa integrazione prima e contratto di solidarietà poi.Concludiamo, guardando la sequenza di numeri inseriti nel comunicato che non fanno menzione, stranamente, del fatto che da oggi l’azienda, cominciando un uso massiccio della cassa integrazione, ha ridotto in maniera importante le entrate salariali della forza lavoro, ha creato un clima di ulteriore preoccupazione e non ha voluto in nessun modo ascoltare i suggerimenti operativi di chi, in mezzo agli impianti, sta per tante ore e dimostra quotidianamente un attaccamento al ferro al pari della devozione al denaro mostrato dalla proprietà.Con queste scelte, a nostro parere scellerate, offensive e irresponsabili, si è preso un impegno importante con il futuro di cui non vorremmo, come già accaduto, che fossero i lavoratori a pagare le conseguenze in termini prima di tutto di salute e, solo poi, di stabilità economica.Per quanto esposto, nonostante l’impegno a trovare soluzioni positive, ribadiamo con fermezza la disdetta immediata degli orari in deroga e il blocco degli straordinari.