DOPO L’OSPEDALE DI FANO, ANCHE A JESI TUTTI I GINECOLOGI SONO OBIETTORI: A RISCHIO LA LEGGE 194

Daniela Barbaresi – segretaria CGIL Marche Alessandro Pertoldi – segretario generale Funzione Pubblica CGIL Marche    Qualche mese fa la CGIL e la FP di Pesaro denunciavano lo sconcertante episodio dell’ospedale di Fano dove tutti i ginecologi risultavano essere obiettori di coscienza causando pesanti disservizi e mancanza di risposte adeguate alle donne di quel territorio.   Oggi una nuova vicenda di diritti negati colpisce le donne nelle Marche: anche nell’ospedale di Jesi tutti e 10 i ginecologi si dichiarano obiettori causando la sospensione del servizio di interruzione volontario di gravidanza.   Sono trascorsi 34 anni dall’emanazione della legge sulla tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza eppure la sua concreta attuazione è ancora piena di ostacoli di ogni genere tanto da mettere seriamente in pericolo la salute delle donne e i loro diritti.   Sulla vicenda è intervenuto tempestivamente anche l’assessore regionale Mezzolani per garantire che nei prossimi giorni a Jesi possa operare un medico non obiettore proveniente dall’ospedale di Fabriano il quale effettuerà  gli interventi di IVG anche nell’ospedale jesino: si tratta di un intervento apprezzabile per rispondere all’emergenza. In una prospettiva duratura, però, occorre garantire adeguatamente sul territorio tutti i servizi previsti dalla legge: certificazione per l’IGV, contraccezione d’emergenza, intervento d’IGV.   Peraltro, secondo i dati dell’ultima relazione annuale del Ministero della Salute, già nel 2009, a fronte di 2.458 interruzioni volontarie di gravidanza effettuate da donne residenti nelle Marche, il 24,7% degli interventi sono stati fatti fuori provincia e il 9,9% fuori regione: percentuali pari quasi al doppio rispetto alla media nazionale.   Il numero sempre più ampio di obiettori di coscienza e in generale i disagi e le difficoltà nell’attuazione della Legge 194 rischiano di svuotare nei fatti i contenuti della legge e, oltre a colpire le donne in un momento particolarmente difficile e delicato della loro vita, penalizza anche medici, anestesisti e infermieri non obiettori che vedono ricadere su di loro tutto il carico delle interruzioni di gravidanza.   Occorre ricordare che, sempre secondo l’ultima relazione del Ministero, nelle Marche gli obiettori di coscienza, di poco inferiori alla media nazionale, costituiscono il 62% dei medici, il 50% degli anestesisti e il 43% del personale non medico.    Desta preoccupazione anche la complessiva situazione dei 67 consultori familiari nelle Marche la cui operatività è resa sempre più difficile dalla mancanza di organico e in particolare delle necessarie figure professionali specialistiche a partire dalla figura del ginecologo, tanto che in molti consultori non è possibile avere la certificazione per l’IGV. Pertanto, abbiamo richiesto alla Regione di garantire adeguatamente sul territorio tutti i servizi previsti dalla legge necessari a tutelare la salute e i diritti delle donne, e nell’ambito del confronto avviato sull’attuazione del piano Socio Sanitario e sui Piani d’area vasta, di aprire uno specifico approfondimento su queste tematiche per verificare l’effettivo stato d’attuazione della legge 194/78 nel territorio marchigiano, compresa la somministrazione della pillola RU486, e più in generale sulla situazione e sul funzionamento dei consultori. 

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