Giornata mondiale rifugiato, 20 giugno: Marinucci (Cgil Marche): “Come regione, possiamo e dobbiamo fare di piu’. Si continua ad agire solo sulle emergenze”

Risulta particolarmente difficile oggi celebrare la Giornata Internazionale del Rifugiato, a pochi giorni dall’ennesima notizia di un terribile naufragio avvenuto la notte tra il 13 e il 14 giugno in Grecia. 78 vittime accertate e centinaia di dispersi: c’erano almeno 100 bambini nella stiva di quella imbarcazione!

Bisogna aprire canali sicuri e legali di ingresso in Europa e istituire quanto prima una missione europea di ricerca e soccorso nel Mediterraneo, per evitare il ripetersi di simili stragi che si susseguono, in una clima di indifferenza crescente. L’Italia non è solo la porta d’entrata dell’Europa per chi vive dall’altra sponda del Mediterraneo. l’Italia è parte della regione del Mediterraneo e dovrebbe praticare politiche di integrazione e coesione, sostenere i processi di democratizzazione e di promozione dei diritti universali anziché continuare con la politica di militarizzazione delle frontiere europee sulla pelle dei migranti. Una logica cinica ed inapplicabile, in piena violazione dei diritti umani e del sistema europeo di asilo.

Nelle Marche sono presenti nei centri di accoglienza 2.447 migranti e 1.319 sono presenti nei centri SAI (Sistema di Accoglienza e Integrazione), per un totale di 3.766 persone (dati aggiornati al 15 giugno 2023 del Dipartimento Libertà Civili e Immigrazione). La percentuale di migranti in accoglienza su base regionale è pari solo al 3% del totale dei presenti sul territorio nazionale.

“Basta parlare di tragedie, sono stragi frutto di decisioni e precise responsabilità politiche. Le emozioni passano sempre più velocemente, e noi abbiamo la responsabilità morale, culturale e sociale di praticare una vera accoglienza – commenta Rossella Marinucci, segreteria regionale Cgil Marche – .Come regione, possiamo e dobbiamo fare di più. Abbiamo invano richiesto più volte alla Regione Marche di promuovere un tavolo permanente di confronto e collaborazione fra soggetti istituzionali e sociali, organizzazioni sindacali e associazioni che si occupano di accoglienza, ma si sceglie in modo inaccettabile di agire solo sulle emergenze ed esclusivamente in termini di sicurezza”.