8 marzo 2011: Dignità e Lavoro

CGIL Regionale Marche    Millecentotrenta. E’ il numero delle mamme lavoratrici che nel biennio 2009-10 hanno lasciato il lavoro nel primo anno di vita del  biennio nelle Marche, di cui 578 nel 2010. Sono passati esattamente 40 anni dalla Legge 1204/71 sui diritti e le tutele delle lavoratrici madri (oggi Legge 151/01) e altrettanti dalla Legge 1044/71 sugli asili nido, ma ancora le donne sono costrette alle dimissioni per mancanza di asili o per le difficoltà a conciliare lavoro e maternità. Dati preoccupanti soprattutto in questo momento di crisi economica e occupazionale che penalizza particolarmente le donne e che rende tanto prezioso un posto di lavoro. Anche nella nostra regione il mercato del lavoro è caratterizzato da una situazione di forte incertezza: secondo i dati dell’Istat, nei primo 9 mesi del 2010 cala l’occupazione femminile e in particolare diminuiscono le lavoratrici dipendenti, sia nell’industria che nei servizi. Diminuisce il tasso d’occupazione femminile e solo il 53,4% delle donne marchigiane ha un lavoro contro il 72,7% degli uomini; sono 21 mila le donne disoccupate mentre cresce il fenomeno dello scoraggiamento nella ricerca del lavoro. A questi numeri devono aggiungersi le 4.900 donne licenziate e iscritte nelle liste di mobilità a seguito di crisi aziendali nel 2010. Una crisi che non risparmia le donne e che accresce le disuguaglianze e la precarietà che colpisce in maniera massiccia le donne e soprattutto le ragazze. Permane poi il tradizionale differenziale retributivo e salariale tra uomini e donne che anche nella nostra Regione oscilla tra il 25 e il 30%. Proprio per questo è necessario che le donne  “si riprendano l’8 marzo” per farlo tornare ad essere una grande giornata del lavoro, dell’uguaglianza, della dignità e della responsabilità delle donne. Occorre riportare l’attenzione sulla centralità delle donne nel lavoro e nella società, perché non può esserci ripresa e sviluppo senza l’apporto e la cultura delle donne, senza la valorizzazione delle loro competenze e dei loro meriti; occorre anche ribadire che il lavoro, la realizzazione, le pari opportunità delle donne sono condizioni indispensabili per uscire dalla crisi e per garantire le condizioni di benessere sociale per tutti, donne e uomini. “E’ necessario che il diritto al lavoro possa coniugarsi con quello alla maternità” – dichiara Daniela Barbaresi della Segreteria regionale della CGIL – “per queste ragioni la CGIL rivendica: incentivi per l’occupazione femminile, il ripristino della legge contro le dimissioni in bianco, la tutela concreta della maternità e l’introduzione del congedo di paternità obbligatorio, il riconoscimento del lavoro di cura e servizi di qualità per l’infanzia. Occorre che si affermi con più forza la logica della condivisione delle responsabilità familiari tra uomini e donne, superando l’idea che il lavoro di cura sia ‘naturalmente’ femminile e che siano solo le donne a doversi far carico delle esigenze familiari. Solo così saranno possibili pari opportunità per donne e uomini nel lavoro e nella vita”.

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